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CENTENARIO DELLA GRANDE GUERRA: il 24 maggio si avvicina! Ricordo di E.A. Mario e della sua LA LEGGENDA DEL PIAVE. E due poesie.

Creato il 14 maggio 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Layout 1di Raffaele Pisani. Avevo poco meno di tredici anni, era il 1953, e tremavo come una foglia quando gli porsi quelle prime tre poesie scritte in un dialetto che… lo fece sorridere! Iniziai a chiamarlo maestro, ma lui rifiutò drasticamente tale appellativo e mi disse: “Chiammeme nonno Mario, come gli altri nipoti miei.” Per le poesie mi diede il primo prezioso consiglio:-“Rafilù, leggiti tutto Di Giacomo e poi ne riparliamo.” Così fu. E.A. Mario, il leggendario autore della “Canzone del Piave” e di centinaia di altri successi mondiali (“Santa Lucia luntana”, “Tammurriata nera”, “Core furastiero”, “Canzona appassiunata”, “Le rose rosse”, Balocchi e profumi”, “Funtana all’ombra”, “Soldato ignoto”, “Vipera”, ecc.) aveva incontrato uno scugnizzo che lo adorava e che gli è rimasto accanto fino al 24 giugno del 1961, giorno della sua scomparsa. Io avevo avuto l’onore massimo a cui potessi aspirare: diventare l’allievo prediletto dell’ultimo grande poeta e melodista di Napoli e “nipote ad honorem” del più generoso e galantuomo dei napoletani. E’ stato il mio Maestro, il mio benefattore, il mio “capitano”!
Ho sperato tanto che Napoli lo ricordasse con il giusto risalto riconoscendogli che è stato uno dei “grandi” che hanno contribuito a fare della nostra città quella “capitale di arte, cultura e bellezza” amata e ammirata dal mondo intero. Ho sperato tanto che tutta l’Italia lo onorasse almeno per la “Leggenda del Piave”, l’immortale melodia che accompagnò e sostenne i nostri soldati conducendoli alla esaltante vittoria del 4 novembre 1918. E’ stato anche il “Signor Tutto” della canzone, come affermò Aniello Costagliola – esimio giornalista, scrittore e storico della canzone – in “Napoli che se ne va”, (Giannini Ed., Napoli, 1918). Ho sperato tanto che gli venisse riconosciuto tutto il valore della sua arte e resa giustizia per le tante ingiustizie da lui subite, sopportate e superate con quella regale dignità che ha segnato l’intero corso della sua vita.   oColoro che conoscono solo le sue composizioni penseranno che viveva in una meritata agiatezza, e invece non era così. La sua città e l’Italia tutta non hanno saputo tributare a questo figlio dotato di intelligenza e sensibilità non comuni e con una cultura superiore ad ogni laurea, gli onori che avrebbe meritato. In un’altra nazione sarebbe diventato un eroe nazionale. Un’altra città, per i capolavori che E.A. Mario ha lasciato, gli avrebbe eretto una statua al centro della piazza più bella!Cosa sanno di lui gli artisti che cantano le sue canzoni, i maestri d’orchestra che le eseguono e la gente che le ascolta? Nulla, o quasi! E per lui cosa posso fare io che non ho alcun potere né economico, né politico, né sociale? Nulla, o quasi! Solo “stringere la cinghia” e con quel poco che mi resta del piccolo assegno di pensione pubblicare i ricordi personali di ciò che mi raccontava soprattutto della Leggenda del Piave e del Milite Ignoto e inviare gli opuscoli gratuitamente a tutte le scuole di Napoli e provincia e ad alcune di Catania, dove vivo per amore della mia Francesca. Posso soltanto continuare ad essergli grato per tutto quanto ha fatto per me, pe’ Rafiluccio ‘o scugnizzo cheaccolse generosamente in casa sua. Posso soltanto continuare a ripetergli che per me resta sempre il mito, il Maestro, il mio più caro e prezioso punto di riferimento, e guardando quella fotografia del 1960 che ci ritrae assieme, continuare a ripetergli, con tutto l’affetto e la riconoscenza del mio cuore: “Capitano, mio capitano”…  
     24giugno1961,E.A. MARIOmuore    ==============================
Primo pomeriggio del 24 giugno 1961, nella sua abitazione (in affitto, non aveva alcuna proprietà) di Viale Elena 30, al secondo piano, E.A. Mario si preparava al “grande viaggio”. Erano trascorsi sei mesi dalla scomparsa dell’amata moglie Adele Leo. Ero lì, con le figlie Bruna, Delia e Italia e i rispettivi consorti, i suoi nipoti, i poeti Nello De Lutio, Renato Benedettoe Umbertto Galeota, il compositore melodista Giuseppe Rossetti e il medico di famiglia. Ero lì perché amavo – e amo –E.A. Mario. Ero lì perché dal nostro primo incontro di quel magico mese di maggio del 1953, il Poeta e Cantore del Piave, di “Santa Lucia luntana”, “Balocchi e profumi”, “Le rose rosse”, “Duje Paravise”, “Core furastiero”, “Tammurriata nera”, “Vipera”, “Canzona appassiunata”, “Funtana a ll’ombra” e di mille altre canzoni di successo mondiale, mi aveva scelto come allievo prediletto e nipote acquisito. Ero lì perché il 24 giugno è San Giovanni, era il suo onomastico (il suo vero nome era Giovanni Ermete Gaeta, in arte E.A. Mario). Sentivo che sarebbe stato l’ultimo giorno della sua vita, gli ultimi momenti che sarei potuto stare con lui e ritrovare nel suo sguardo, che mano a mano si andava sempre di più spegnendo, l’affetto che mi aveva donato in quei meravigliosi otto anni. Lo adoravo. Ricordavo la felicità immensa per il regalo che mi fece in occasione del mio diciottesimo compleanno: l’autografo della “Leggenda del Piave” con la sua dedica. Ricordavo le lacrime di gioia quando mi fece sentire, suonata al pianoforte dalla straordinaria figlia Bruna, la musica della mia prima canzone “Palomma ‘e primmavera”, pubblicata nel fascicolo della sua ultima “Piedigrotta 1960”.Il mio Maestro già da qualche mese non parlava più. Italia Terza Desiderata, la sua terza figlia, per aiutarlo a comunicare qualcosa, aveva disegnato le lettere dell’alfabeto su un cartoncino. Un espediente brillante, antesignano delle attuali tecniche computerizzate, che gli permetteva di formare parole per esprimere qualcosa. Erano circa le 16,00 di quel 24 giugno 1961, con la mano tremante fece segno a Italia di porgergli il cartellino dell’alfabeto. Appoggiò l’indice tremante sulla lettera S, poi sulla T, poi sulla O… si fermò qualche istante… poi indicò la lettera M… “sto morendo”… furono le ultime “parole” pronunciate dai suoi occhi senza più luce e senza più vita. Abbandonò il capo sulla mano di Italia e si spense, ma “non morì”, perché non potrà mai morire un UOMO, tutto al maiuscolo, che ha dato a Napoli, e al mondo intero, canzoni che vivranno in eterno. Un Cantore, mi ripeto, che ha donato all’Italia fra l’altro la “Leggenda del Piave”, un Inno di incomparabile bellezza, una melodia che accompagnò e sostenne i nostri soldati conducendoli alla esaltante vittoria del 4 novembre 1918. Non c’è commento migliore del telegramma che il Generale Armando Diaz inviò all’Autore: “Mario, la vostra Leggenda del Piave al fronte è più di un generale!” E.A. Mario, come scrive la figlia Bruna, divenne così, senza volerlo, il “portavoce” del sentimento di tutto il popolo italiano che, stremato nelle carni e nello spirito, chiedeva disperatamente che quella dura lotta finalmente avesse termine. La cronaca di quei giorni in cui “si vide il Piave rigonfiar le sponde/ e, come i fanti, combatteron l’onde…” fu consacrata in una pagina di storia italiana nella duplice stesura poetica e musicale di quella canzone dove è descritto l’eroismo di quei fanti che, proprio quella notte, sulle sponde del Piave, iniziarono l’avanzata progressiva e inarrestabile, decidendo – il 4 novembre di quello stesso anno – le sorti della guerra con una disperata, ma fulgida vittoria! Unanimamente riconosciuto del tutto apolitico, questo Inno ancora oggi ci commuove, ci esalta e ci fa sentire orgogliosi di essere figli della grande ITALIA!La prima stesura della “Leggenda del Piave” era composta da tre parti. Cinque giorni dopo la proclamazione della Vittoria del 4 novembre 1918 nacque la quarta parte:
Indietreggiò il nemico, fino a Trieste, fino a Trento, e la Vittoria sciolse le ali al vento! Fu sacro il patto antico: fra le schiere furon visti risorgere Oberdan , Sauro e Battisti… Infranse, alfin, l’italico valore l’armi e le forche dell’Impiccatore! Sicure l’Alpi… libere le sponde… E tacque il Piave: si placaron l’onde… Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi, la Pace non trovò né oppressi, né stranieri!
Sento anche il dovere di ribadire cheE.A. Mario non si è arricchito né per la “Leggenda del Piave” né per le tante sue canzoni di successo internazionale. La “Leggenda del Piave”, eseguita milioni di volte dai cantanti e dalle bande militari e municipali non fu mai trascritta sui bollettini della S.I.A.E. perché considerata “Inno nazionale”. Per “Inno nazionale” – come precisa Bruna Gaeta Catalano, figlia di E.A. Mario e pianista di eccezionale talento, nel suo libro “Leggenda e storia di mio padre”, Liguori Editore,1989 – si intende una composizione di cui lo Stato diventa proprietario previo un lauto compenso e un vitalizio offerto all’autore che, accettando questa forma di pagamento, non può più accampare altri diritti economici. Ma “La Leggenda del Piave” non fu mai dichiarata Inno nazionale, né E.A. Mario ebbe alcun compenso dallo Stato, la sua qualifica fu soltanto la seguente: ”Inno ufficiale dello Stato”, punto e basta. Ci fu una causa con la Società Autori durata oltre venticinque anni, alla fine vinta dal Poeta. Ma il risarcimento non arrivò mai, perché scoppiò la seconda guerra mondiale e con la conseguente sconfitta e la svalutazione monetaria il congruo compenso divenne una cifra ridicola e irrisoria. Dopo l’armistizio del 1943, il governo italiano la adottò provvisoriamente come Inno nazionale in sostituzione della Marcia Reale. La Monarchia era infatti stata messa in discussione per avere consentito l’instaurarsi della dittatura fascista. La “Canzone del Piave” ebbe la funzione di Inno nazionale fino al 12 ottobre 1946, quando fu sostituita dall’Inno di Mameli.imm04Dalle altre innumerevoli canzoni di successo gli veniva ben poco avendo ceduto – per mera necessità – la maggior parte dei suoi diritti all’editore Bideri. “La città lo ha amato e applaudito, come ricordava Max Vajro, giornalista e scrittore di chiara fama, nel discorso per le celebrazioni del centenario della nascita di E.A. Mario, promosso dal Ministero delle Poste e Telecomunicazioni nel 1984, ma non lo ha sorretto. Addirittura alcuni “potenti” dicevano, per giustificarsi di far nulla per lui, che aveva un “brutto carattere”. Il Cantore del Piave e di “Santa Lucia luntana” aveva soltanto un carattere, “bastava prenderlo per il suo verso ed era mite e generoso, dava fiducia a chiunque, proteggendo talvolta oscuri poetini e maestrucoli, sol che gli mostrassero un poco di affezione. E.A. Mario era un personaggio ingombrante, una personalità troppo prorompente e imprevedibile che non poteva piacere ai potenti ed ai politici, che tentarono invero, più volte, di legarlo ad un’idea o ad un partito, senza riuscirci. Repubblicano da giovane, monarchico poi e interventista – ma anche lontano, pur se non lontanissimo, dal fascismo – era e si sentiva soltanto “un patriota”; e la bandiera, il tricolore, i valori antichi gli erano cari, e non distinse mai i colori delle fazioni.”
Le ultime due poesie di E.A. Mario      ‘ANICCHIAMIA
   ================Ccà dinto dorme n’ommo che campajesenza truvà maie pace né arricietto,e ‘o desiderio sujo fuje tanto schiettoca sultanto murenno s’appaciaje. Pace cercava: nun cercava assaje, ma ‘o munno è fatto pe’ campà a dispietto!Mo spera int’’o tavuto: chistu liettoaddò chi dorme nun se sceta maje… Nun me facite di’ messe cantate:lassate ca lle cantano ’aucielle‘e ccose ca nisciuno ll’ha ‘mparate. Cantaje pur isso, no pe’ fa’ ‘o squarcione:cantaje l’ammore, ‘o mare, ‘a luna, ‘e stelle…e mmo ‘a cénnere soja cerca canzone.  
   Immagine3INSONNIA    =========
Ajere, oggi, dimane… Anema mia, faje sempe vierze e niente t’accujeta: niente ce sta cchiù bello d’’a poesia, ma costa troppo a nascere pueta! Sì, se nasce pueta, e chi ce nasce sconta ‘e peccate ‘a quanno sta ‘int’’e ffasce, pecché ‘o pueta è nu malato ‘e core: pueta nasce e cchiù pueta more!  
    Il 5 maggio 1884, nel vicolo Tutti i Santi 66, sezione Vicaria, nasceva a Napoli Giovanni Ermete Gaeta. Il 24 giugno 1961, nella casa che abitava in affitto al viale Elena, moriva E.A. Mario. Napoli perdeva uno dei suoi figli migliori, tra i più “grandi”. “L’oro di Napoli” aveva perso molto del suo splendore!(Raffaele Pisani – http://www.raffaelepisani.it)
Le sue canzoni più famose: Santa Lucia luntana – Cara mammà– A Margellina –Balocchi e profumi – La Leggenda del Piave–Le rose rosse –Soldato ignoto – Vipera – Duje Paravise – Ladra– Tammurriata nera – Core furastiero – Canzona appassiunata – Presentimento- Io, na chitarra e ‘a luna –Maggio, si’ tu –Ammore ‘e femmena -Ammore guaglione- Strofette allegre -Spusarizio ‘n campagna -Mierolo affurtunato-Napule è na canzona – Mandulinata a Surriento – Senza nomme – Nostalgia di mandolini – ‘O festino – Voce d’’o mare ‘e Napule -Tammurriata all’antica – Napulitanamente – ‘A legge – Tanto piacere – Serenata smargiassa -Torna a Marechiaro – Aniello a ffede – Madonnina blu – Vide Napule – ‘O vascio – Giava del cuore – Primmavera dispettosa- Ll’Italia – Zetella e llariulà – Passa ‘a bandiera – ‘O telefono – Canzona mbriaca – Mamma sfurtunata -Primma, siconda e terza -Prigiuniero ‘e guerra -Ll’aria d’’a casa- Comme se canta a Napule – Godi anche tu – Come l’onda –Canzona napulitana – Marcia ‘e notte – Canzone di trincea – Serenata a ll’imperatore – Buongiorno a Maria- Canzona vesuviana – Napule mia – ‘O pate – ‘O cunto d’’a vecchia – Ddoje parole ‘O calannario ‘e Napule
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